si pavoneggia Filippo, mentre costeggiamo un delizioso lago dall’acqua azzurrissima.
«Cos’è il rimbalzello?» chiede curiosa Anna.
Filippo, alla guida del nostro camper, le risponde:
«È il lancio di ciottoli nel lago. Peccato non ci sia tempo di mostrarvelo».
Rosetta interviene divertita:
«Siamo fortunati: quel lago è proprio la nostra meta. Filippo parcheggia, non vediamo l’ora di ammirarti in azione!
Fiorella, porti tu la macchina fotografica? Al resto penseremo dopo».
Eccoci tutti a bordo lago. Io sono pronta a immortalare l’impresa sportiva.
Il nostro amico prende un ciottolo piatto, si concentra, effettua il lancio e il sasso rimbalza sull’acqua tre volte, al lancio successivo cinque, poi sette… è davvero un campione!
Applaudiamo tutti entusiasti, mentre scatto qualche foto.
«Ora state a vedere: farò un lancio all’indietro, con gli occhi chiusi» dice Filippo. Non starà un po’ esagerando?
Rimaniamo tutti in silenzio per non distrarlo.
Filippo prende un bel respiro, lancia… ploff…
Questa volta neanche un rimbalzo: il sasso finisce dritto nel fondo del lago.
Il campione si dispera, non pensavo fosse tanto sensibile!
«Su Filippo, non fare così, puoi sempre riprovare e comunque ci hai già dimostrato di essere un fenomeno!» gli dico, cercando di consolarlo.
«Non è questo, Fiorella… è che… ».
«È che… ?» chiediamo in coro.
«È che mi sono confuso e invece del sasso ho lanciato le chiavi del camper!».
«Cooosaaa?? Oh, Filippo, e ora come faremo? Dove dormiremo? Come ci sposteremo?» ma l’amico è così dispiaciuto che non riusciamo nemmeno ad arrabbiarci con lui.
Rosetta interviene:
«Su su, calmiamoci, gli imprevisti fanno parte del lavoro dell’archeologo. L’importante è essere giunti alla meta. Abbiamo ancora qualche ora di luce per dedicarci alla nostra caccia al tesoro, procurarci qualcosa da mettere sotto i denti e trovare un riparo per la notte. Domani penseremo a come muoverci».
Camminiamo a passo spedito tra salici piangenti che sfiorano l’acqua con i loro rami, quando vediamo in lontananza delle casette piuttosto rustiche.
Ci avviciniamo: altro che rustiche! Sono palafitte, capanne sull’acqua che sembrano uscite proprio dalla Preistoria, com’è possibile?
È Rosetta a sciogliere ogni dubbio: «Ricordate la scritta al mulino “Sull’acqua si è fissata l’umanità appena nata”?
Mi ha fatto pensare agli uomini primitivi che piantavano i pali delle capanne nell’acqua.
Anni fa io e Ortensia abbiamo lavorato qui e ritrovato resti di palafitte del Neolitico».
Davvero?! Questa sì che è una fortuna!
«Questo villaggio è una fedele riproduzione di quello primitivo. A quest’ora è chiuso al pubblico, ma conosciamo un ingresso per gli addetti ai lavori.
Resta solo da capire cosa lega questo luogo al tesoro» prosegue Ortensia.
Isacco esclama, ridendo:
«A stomaco pieno sarà più facile far lavorare il cervello!».
Già, tutte queste emozioni ci hanno fatto venire una gran fame!
Ma cosa mangeremo? E con cosa cuciniamo? Entriamo in tutte le capanne, ma ci sono solo utensili preistorici, e non è un modo di dire! Tutti gli zaini sono sul camper, tranne il mio, ma ho tolto tutto per far spazio alle spighe di grano saraceno. Giusto, il grano saraceno! Forse ho un’idea…
«Rosetta e Ortensia, voi dedicatevi alla caccia al tesoro, alla cena pensiamo noi!» esclamo e affido a ognuno un compito.
«Filippo, qui ci sono una canna rudimentale e delle reti fatte di foglie e radici. Portale con te a bordo di quella zattera e vai sul lago a pescare!»
Isacco dovrà prendere l’acqua al pozzo e cercare di accendere il fuoco con due pietre focaie. Io e Anna ci occuperemo di macinare il grano. Ora tutti al lavoro!
Io e la mia aiutante prendiamo i chicchi dalle spighe, poi li passiamo nelle macine di pietra, sfregando con un sasso più piccolo, liscio e tondo: che fatica!
Alla fine, però, otteniamo un bel sacchetto di farina, che impastiamo con l’acqua. Dividiamo l’impasto in tante palline e le allarghiamo in dischi sottili.
Molto bene, ora non ci resta che passare alla cottura!
Vado a controllare come se la cavano i miei amici: trovo Isacco che si è schiacciato un dito con le pietre, ma è riuscito ad accendere il fuoco.
Filippo è tornato con una bella carpa e due pesci persico, ancora una volta ci ha davvero sorpreso!
Mettiamo il pesce a cuocere sul fuoco e stendo i miei dischi su pietre roventi, proprio come facevano gli uomini primitivi.
Anna vorrebbe aiutarmi, ma questa volta meglio di no: si rischia davvero di scottarsi!
Qui riuniti intorno al fuoco ognuno racconta qualcosa di sé.
Comincio io con le storie della mia famiglia, parlo di Ginestra e del padre, che, dopo una vita sempre in viaggio, giunti nelle nostre terre, hanno deciso di vendere tutto per comprare un campo di grano e dedicarsi all’agricoltura.
Mi ha sempre incuriosito questa scelta, ma dalla loro attività è derivata la mia passione per l’orto, che mi ha poi portato ad aprire il negozio di frutta e verdura.
È la volta di Rosetta. Sua madre, l’americana Marilyn, scrive libri di storia, mentre il papà, Giorgio, è un grande e famoso archeologo.
Che bella coppia dev’essere!
Rosetta ha deciso di diventare archeologa a sua volta, perché seguire il suo papà negli scavi l’ha appassionata fin da piccola.
Anna ci dice che da grande vorrebbe diventare un’investigatrice; Isacco ci ricorda di come è nata la sua passione per le stelle.
Tocca a Ortensia che racconta come la sua scelta di diventare un’archeologa fosse partita proprio dalla passione per le scoperte degli uomini primitivi.
«Pensate all’agricoltura, nata proprio in quell’epoca, perché le donne si resero conto che, dove lanciavano i semi, crescevano orzo, farro, miglio.
Poi con il calore del fuoco hanno imparato a cucinare un pane primitivo.
Questa è la storia delle nostre origini, è la nostra storia; per questo è importante conoscerla e per questo ho deciso di diventare insegnante, per condividerne la meraviglia con gli altri».
È così affascinante ascoltarla, dev’essere stata un’insegnante eccezionale!
Filippo prende coraggio e ci chiede scusa del suo essere così maldestro.
«Ma cosa dici? Senza di te non avremmo vissuto questa serata così magica!» gli dico.
C’è un calore qui che non è appena quello del fuoco, è soprattutto quello della compagnia.
Come sarebbe bello se anche Ulisse e Nicoletta fossero qui!
Penso agli uomini del Neolitico e al perché il linguaggio sia nato proprio intorno al fuoco.
La loro vita non era per niente semplice, ma ogni sera uomini, donne e bambini si radunavano per scaldarsi, mangiare e cercare di scambiarsi idee, domande, esperienze e scoperte, che sono arrivate fino a noi.
Finalmente la cena è pronta! Ecco serviti pesce fresco alla brace con piadina primitiva al grano saraceno!
Sarà che è stato così faticoso preparare queste pietanze, che ci sembra di non aver mai mangiato nulla di più delizioso!
A proposito di scoperte da condividere, chiedo:
«Rosetta, com’è andata la vostra ricerca?»
«Al momento non ha dato grandi frutti. Abbiamo cercato tra i reperti antichi la spiga di Pan-el-Gran, ma nulla» risponde l’archeologa.
«In compenso io ce l’ho impressa sulla mia piadina!» esclama Anna.
«Cosa? Fammi vedere» risponde Rosetta.
«Anche sulla mia c’è qualcosa, ma sembra un fiore. Com’è possibile?» chiedo.
«Controlliamo la pietra su cui si sono cotte le piadine» dice Isacco.
«Guardate! Ci sono incise la spiga di Pan-el-Gran e questo fiore è una rosa camuna. Fiorella, penso proprio che tu abbia cotto la piadina sull’indizio che stavamo cercando, giusto Rosetta?» esclama Ortensia.
«Proprio così! In linea d’aria non siamo lontani, domattina cercheremo un modo per spostarci. Ora andiamo a dormire!» ci dice felice Rosetta.
«Prendiamo della paglia dal fienile e portiamola nelle palafitte, non sarà comodo come un bel letto, ma non credo avremo difficoltà ad addormentarci, dopo una giornata come questa. Buonanotte a tutti!».